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Il ritratto è sicuramente tra i generi prediletti di Albino Manca, quello che gli permette di mettere a frutto la sua formazione accademica e la sua abilità manuale, ricercando la verosimiglianza e l’approfondimento psicologico dei suoi soggetti.
Attraverso i ritratti è anche possibile comprendere il rapporto complesso di Manca con la storia e la politica del suo tempo, e più in generale tra arte, potere, sfera pubblica e sfera privata nell’Italia del Ventennio e nell’America del secondo dopoguerra.
Albino Manca esegue, infatti, numerosi ritratti di Benito Mussolini (e persino una scultura equestre) in alcuni casi su commissione, in altri in modo spontaneo e poi offerti in dono nel tentativo di ottenere i favori del regime. Altri esempi di ritrattistica ufficiale sono il busto del poeta Giosuè Carducci per il centenario del poeta, o quello di Michelangelo Buonarroti oggi in collezione privata.
Se nella ritrattistica pubblica prevale un tono solenne e uno stile austero, in quella privata emerge uno sguardo più attento e un modellato più tenero, che prova a cogliere non solo l’aspetto fisico, ma anche la personalità dei suoi soggetti.
A Roma Albino esegue numerosi ritratti infantili, genere a cui lo instrada il suo mentore Pietro Canonica (1869 – 1959). È spesso, anche, chiamato a ritrarre le donne dell’alta società. In opere come Pamela (1925 – 1935), la fisionomia del soggetto è addolcita dalla morbidezza delle linee. Manca riproduce con cura anche gli abiti e le acconciature, mostrando un attento senso della moda.
Nella capitale conosce Giulio Gatti Casazza (1869 – 1940), direttore della Metropolitan Opera House di New York, che lo invita a trasferirsi a New York e lo introduce nella buona società americana (i rapporti fra i due si logoreranno qualche anno dopo). I ritratti eseguiti negli Stati Uniti a partire dagli anni Quaranta ripropongono l’eleganza e l’attenzione per il dettaglio delle opere precedenti e confermano la versatilità dell’artista nel passare dal tono aulico delle sculture monumentali a quello leggero ed espressivo della scultura privata. Anche nei ritratti ufficiali, come quello del presidente Roosevelt, sembra abbandonare i toni celebrativi e i riferimenti classici degli anni Venti e Trenta, in favore di una visione più umanizzata e quotidiana del potere.
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